L’essere umano è completo ed in pace con se stesso, soltanto quando l’Anima vivificata dal Christos Solare e dallo Spirito Santo (o Kundalini), fluisce dal cuore e s’innalza oltre la mente, riunendosi allo Spirito del Padre. Fino a che tra Anima e Spirito, si frappongono cuore e mente parassitati dagli aggregati arcontici, le persone giacciono in una condizione di “non vita”, attanagliate da un costante senso di solitudine ed abbandono.
La convinzione di donne e uomini separati dallo Spirito, di non valere nulla, e di essere rifiutati dal mondo, proviene dalle loro Anime, che si sentono dimenticate da Dio. Questo logorante stato dell’Essere, è comune alla maggioranza degli esseri umani, che non potendola comprendere, la percepiscono come una mancanza da colmare con dell’approvazione, dell’affetto, o costanti soddisfazioni materiali.
Ogni donna ed ogni uomo, anche se inconsapevolmente, ricerca la propria realizzazione Animica, ed anela la beatitudine di Dio. L’intima percezione di non averla raggiunta, ed allo stesso tempo, il fatto di non capire cosa manca, spinge la mente a ricercare nel mondo, ciò che non vi troverà mai. Le persone fanno amicizie, prendono moglie o marito, hanno dei figli, si dedicano al lavoro, e riescono così, in qualche modo, a distrarsi dal senso di vuoto che permane in fondo a loro. Ricorrono anche alla meditazione, alla preghiera, e ad altre pratiche spirituali, ma fino a che non viene fatto il lavoro di realizzazione dell’Anima, non ottengono di essere realmente in pace con se stesse.
I più sensibili, non riescono a distaccarsi dal malessere delle loro Anime, poiché intimamente, percepiscono il loro vuoto come incolmabile. Questa categoria di persone, non si accontenta di rapporti sociali, e blande pratiche spirituali utili soltanto a tranquillizzare la mente. La sensibilità, è segno di interconnessione con la propria Anima, e proprio per questo, le persone sensibili, avvertono il distacco dallo Spirito in modo più netto, fino a sentirsi completamente ed irrimediabilmente perdute.
Alcune religioni vietano l’alcol, definendolo un “falso spirito”, proprio perché in qualche modo, riesce a calmare il chiasso della mente, che comprime e separa l’Anima dallo Spirito. Allo stesso modo, le droghe tendono ad ammansire gli aggregati psichici che parassitano cuore e cervello. Alcol e droghe quindi, anche se a caro prezzo, allentano le catene dell’Anima, restituendo sensazioni che seppur vagamente, ricordano la beatitudine di Dio.
La beatitudine, o il nirvana per i buddisti, sono condizioni estatiche figlie del ricongiungimento di Anima e Spirito. Soltanto elevando l’Anima al suo elemento (lo Spirito del Padre), per mezzo del Christos Solare e dello Spirito Santo (o Kundalini), è possibile raggiungere una condizione di assoluta pace interiore, distaccarsi dai pensieri inutili, risolvere qualsiasi problema, e realizzarsi su ogni piano dell’esistenza. La ritrovata connessione tra mente conscia e subconscio, prerogative maschili e femminili, e dinamiche creative materiali e di materia oscura, mutano l’uomo e la donna da umani a Divini, e li sollevano da ogni dolore e preoccupazione.
Chi non sa di dover “riportare a casa” la sua Anima lavorando alla propria elevazione Spirituale, tende a bere e drogarsi, o soffre di un qualsiasi altro tipo di dipendenza, come il gioco, il sesso, ed il cibo. Oppure ancora, di compulsioni che non comportano l’assunzione di sostanze, ma inducono l’organismo a produrre adrenalina, ormoni del piacere, ed altri neurotrasmettitori che hanno l’effetto di vere e proprie droghe. Non importa quindi, in che modo ci si droghi, ma il disagio esistenziale che da sempre, induce l’essere umano a sperimentare sostanze e comportamenti capaci di suscitare sensazioni estatiche.
Il disagio che induce uomini e donne a bere e drogarsi, è sempre riconducibile ad una condizione di isolamento dell’Anima, pertanto, le persone che alterano il proprio stato psicofisico, nuocendo al corpo ed alle loro facoltà cognitive, non dovrebbero essere giudicate, ma aiutate a realizzare l’Anima.
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